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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALL'ARCIVESCOVO MAGGIORE DI KYIV-HALYČ (UCRAINA)
IN OCCASIONE DELLE ESEQUIE DEL CARDINALE LUBOMYR HUSAR

 

A Sua Beatitudine
Sviatoslav Shevchuk
Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč

Beatitudine,

nel giorno in cui si svolge la celebrazione di cristiano commiato dalla cara presenza terrena dell’Arcivescovo Maggiore emerito di Kyiv-Halyč, il Cardinale Lubomyr Husar, desidero ancora una volta essere tra quanti pregano il Padre celeste, a Lui affidando l’anima eletta del nostro Fratello.

Mi induce a farlo lo straordinario afflusso di persone che in questi giorni sono accorse a rendere omaggio alle spoglie mortali del Cardinale e di cui sono venuto a conoscenza. Questa presenza è il segno eloquente di quello che egli è stato: una tra le autorità morali più alte e rispettate negli ultimi decenni del popolo ucraino.

Mi rivolgo a Lei, Beatitudine, cui mi lega un rapporto di conoscenza e stima da lungo tempo, per confortarLa nella perdita di chi Le è stato padre e guida spirituale.

Lo fu per l’intera Chiesa greco-cattolica, che egli raccolse dall’eredità delle “catacombe” nelle quali era stata costretta dalla persecuzione, e alla quale ridiede non solo le strutture ecclesiastiche, ma soprattutto la gioia della propria storia, fondata sulla fede attraverso e oltre ogni sofferenza.

Dopo il periodo laborioso e intenso del suo ministero quale “padre e capo” della Chiesa greco-cattolica, col sopraggiungere della vecchiaia e della malattia, la sua presenza tra il popolo ha cambiato di stile, ma, se possibile, si è fatta ancora più intensa e ricca. Quasi regolarmente egli interveniva nella vita del vostro Paese come maestro di sapienza: il suo parlare era semplice, comprensibile a tutti, ma molto profondo. La sua era la sapienza del Vangelo, era il pane della Parola di Dio spezzato per i semplici, per i sofferenti, per tutti quelli che cercavano dignità. Le sue esortazioni erano dolci, ma anche molto esigenti per tutti. Per tutti pregava incessantemente, sentendo che questo era il suo nuovo dovere. E tanti si sentivano rappresentati, interpellati e consolati da lui, credenti e non credenti, anche al di là delle differenze confessionali. Tutti sentivano che parlava un cristiano, un ucraino appassionato della sua identità, sempre pieno di speranza, aperto al futuro di Dio. Aveva una parola per ciascuno, “sentiva” le persone con il calore della sua grande umanità e di una squisita gentilezza. Amava soprattutto dialogare coi giovani, con i quali aveva una eccezionale capacità di comunicare e che a lui accorrevano numerosi.

Mi commuove pensare che oggi per tutta l’Ucraina lo si pianga, ma che molti siano certi che egli già riposa nell’abbraccio del Padre celeste. Essi sentono che, dopo aver avuto un esempio di vita coerente e credibile, potranno continuare a beneficiare della sua preghiera, con cui proteggerà il suo popolo ancora sofferente, segnato dalla violenza e dall’insicurezza, e tuttavia sicuro che l’amore di Cristo non delude.

Grato per questa presenza unica, religiosa e sociale nella storia dell’Ucraina, vi invito ad esserne fedeli al costante insegnamento e al totale abbandono alla Provvidenza. Continuate a sentire il suo sorriso e la sua carezza.

Su tutti voi, amati Ucraini, in patria e nella diaspora, invoco l’abbondanza delle benedizioni celesti.

Dal Vaticano, 5 giugno 2017

 

FRANCESCO



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